Romano e Luciano Martinis raccontano Tadeusz Kantor
intervista nell’ambito del progetto PERSONAGGI. STORIE D’INCONTRI
lunedì 28 giugno 2021
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Romano e Luciano Martinis hanno incontrato Tadeusz Kantor a Roma nel 1969. In quel periodo di grande movimento politico e culturale, Roma, che ospitava svariati eventi ed artisti da tutto il modo, svolgeva un ruolo fondamentale nello sviluppo di nuovi linguaggi artistici. Romano, allora fotografo principiante, e Luciano, studente della scuola di design, non potevano sapere che quell’incontro, uno tra i tanti, avrebbe dato inizio a un’amicizia e a una lunga collaborazione con uno dei geni del teatro del ventesimo secolo. Così invece andò: Romano, eccellente fotografo, ha accompagnato con la sua fotocamera tutti gli spettacoli di Kantor, mentre Luciano, grafico ed editore, ha realizzato diversi libri e progetti grafici a lui legati.
Su richiesta dell’Istituto Polacco di Roma, Piero Cavagna e Giulio Malfer hanno realizzato una lunga intervista con i fratelli Martinis. Durante il festival Corso Polonia condividiamo online in anteprima un breve frammento dell’intervista, relativo agli inizi della storia italiana di Tadeusz Kantor.
L’intervista con Romano e Luciano Martinis fa parte del progetto PERSONAGGI. STORIE D’INCONTRI, dedicato a chi, per una fascinazione, una passione, un’amicizia o semplicemente per un caso della vita, ha contribuito alla forte presenza di alcuni artisti o fenomeni culturali polacchi in Italia.
Romano Martinis è stato in Italia il primo fotografo a documentare l’opera teatrale di Tadeusz Kantor: a partire dalla prima rappresentazione italiana di La gallinella acquatica (alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1969, quando Kantor, su suggerimento di Achille Perilli, fu ospite del Premio Roma), fino al 1991, con l’ultimo spettacolo Oggi è il mio compleanno, andato in scena ormai senza Kantor, morto durante le prove l’8 dicembre del 1990. Questa preziosissima testimonianza del percorso artistico dell’artista polacco ripercorre ben 8 dei suoi spettacoli (La Gallinella Acquatica, Le Bellocce e i Cercopitechi , La classe morta, il Cricotage – Dove sono le nevi di un tempo, Wielopole,Wielopole, Crepino gli artisti, Qui non ci torno più, Oggi è il mio compleanno).
Achille Perilli così descrive l’opera di Romano Martinis: … è riuscito a realizzare una documentazione fotografica completa di tutto il teatro kantoriano, continuando a seguire le vicende e gli spettacoli fino alla morte di Kantor. La sua fotografia nasce da una comprensione completa della metodologia creativa del regista e, ancora più importante, da una partecipazione vitale con quanto avviene sulla scena e dietro: non è il freddo momento dell’occhio che registra l’azione e blocca il movimento degli attori o la tensione del regista-personaggio, ma è una partecipazione umana con una tribù costretta da uno sciamano ad una avventura, della quale forse non comprende il valore, ma obbligata per il ritmo imposto a viverla con estrema violenza.
La fotografia uccide gli uomini, non è un mezzo per essere fedeli alla realtà, ma per costruire quella che io chiamo illusione, il doppio delle cose.… Io ho molto interesse per la fotografia, è la forma più perfetta di illusione. La foto ha qualcosa a che fare con la morte, i personaggi sono presi dentro come topi nella pece, sono miserabili, senza avvenire e senza passato.
Tadeusz Kantor
Romano Martinis è nato a Udine nel 1941. Ha iniziato l’attività come fotografo freelance nel 1968 e come docente di fotografia nel 1974 (dapprima all’American Forum School di Roma, poi all’Istituto Europeo di design e all’Accademia Italiana di Costume e di Moda). A Roma collabora con Achille Perilli alla realizzazione della sua regia del Dies Irae di Aldo Clementi all’Opera di Roma. Socio fondatore dell’Agenzia “Document for Press” e dell’Agenzia fotogiornalistica “Nadar”, dal 1995 è fotografo per “Lettera 22 Agenzia Giornalistica” (Diario, Il Manifesto, Carta, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, ecc.). Ha compiuto molti viaggi in Afghanistan, nelle zone di conflitto di Herat, Shindand, Farah, Bakwa, Bala-Murghab. Numerose le sue mostre personali (Udine 1972, Roma 1975, Salemi 1984, Bogotà 1994, Copenhagen 1995, Genova 1995, Padova 1997, Roma 1998, Torino-Salerno 2000, Roma 2001, Arezzo 2002, Poznan 2003, Tirana 2003, Gorizia 2005, Udine 2008, Berlino 2009, Bucarest 2010, Firenze 2011, Trieste 2011) e le partecipazioni a collettive di rilievo (Milano, Praga, Los Angeles, Managua, Trieste, Torino, Lubiana, Firenze).
Ha pubblicato diversi portfolio e volumi tra i quali si segnalano Il Gesto Generale, con prefazione di G. Bartolucci (1978), La resistenza eritrea, con prefazione di L. Basso (1978), Cricot 2 (1982), Tor Viscosa (1988), Tadeusz Kantor: Cricot 2, con prefazione di C. Henri Favrod e A. Perilli (2000), Il tempo congelato, con prefazione di A. Scarpellini (2002), Objective: People’s World (2003), Amicizia (2008). Nel 2001 gli è stato assegnato il premio Spilimbergo per la fotografia.