Tra social e hacker, attacchi informatici e sorveglianza satellitare, big data e Intelligenza artificiale, giornalismo, propaganda e campagne di disinformazione
INCONTRO
Giovedì 27 aprile 2023 – ore 18.00
Istituto Polacco di Roma
Via Vittoria Colonna, 1
ingresso libero
con la partecipazione di:
Ruslan Deynychenko – giornalista, esperto di comunicazione, co-fondatore del progetto StopFake in Ucraina
Sabrina Magris – presidente École Universitaire Internationale, esperto di Intelligence e comunicazione strategica.
Michele Mezza – giornalista e saggista, autore del libro Net-war. Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra (Donzelli 2022)
Nona Mikhelidze – responsabile di ricerca, IAI – Istituto Affari Internazionali
Paula Rejkiewicz – esperto di comunicazione presso il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Polonia
modera:
Paolo Morawski – curatore di «poli-logo. Dialoghi plurali a Est», Presidente della Fondazione romana Janina Zofia Umiastowska
Che cosa riusciamo a vedere dall’Italia delle operazioni belliche informatiche spesso invisibili che ci avvolgono in modo tanto poco appariscente quanto pericoloso, raramente suscitando il dovuto clamore? In particolare cosa (non) sappiamo della cyberguerra contro l’Ucraina che colpisce anche i suoi alleati? Da una parte i cyberattacchi contro le infrastrutture militari e civili e la paralisi dei settori chiavi dell’economia e della vita sociale; dall’altra le operazioni di disinformazione, la diffusione di fake news, l’uso dei social media per “orientare” la pubblica opinione. Ma se l’uso della comunicazione strategica è una prassi comune nei conflitti, da sempre, quali differenze vi sono tra cyberguerra e infoguerra? L’attuale guerra ibrida non conosce frontiere, invade persino gli spazi pubblici. Le narrazioni forzate, specie quelle veicolate dai media, sempre più fanno leva sull’emotività. In questo contesto noi cittadini di quale preparazione avremmo bisogno per individuare le manipolazioni e le false notizie che ci giungono nel contesto dell’aggressione russa? È corretto mettere sullo stesso piano – come vorrebbero alcuni approcci “equidistanti” – i diversi attacchi informatici a prescindere da quale paese o soggetto provengano? Le campagne di propaganda e contro-propaganda di tutte le parti in causa vanno trattate allo stesso modo?
L’incontro di giovedì 27 aprile 2023 si propone di affrontare insieme ad alcuni autorevoli esperti di comunicazione italiani, polacchi, ucraini aspetti meno evidenti e noti della guerra della Russia in Ucraina. Aspetti difficili da approfondire a causa sia delle conoscenze tecniche necessarie per monitorare e analizzare il fenomeno sia perché si tratta di un terreno nel quale il connubio tra interessi statali e privati, militari, economici e politici, di ricerca e di strategia, di intelligence e di sicurezza, è molto intenso. La guerra digitale la combattono perlopiù nell’ombra gruppi di hacker, di attivisti e di specialisti ma anche Istituzioni e Agenzie dedicate. Combattono in rete, sui social media, attraverso computer e cellulari, mail e post, false identità e false immagini, utilizzando in maniera fraudolenta le nuove risorse dell’Intelligenza Artificiale, mentre il conflitto dal cyberspazio si estende allo spazio extraterrestre attraverso le reti di satelliti. Per capire la velocità delle innovazioni, la rapidità nei cambiamenti di strategia e le attuali forme di guerra nello scenario digitale è necessario dotarsi di un nuovo equipaggiamento mentale, sviluppare inedite capacità analitiche e abilità ad ampio spettro intellettuale.
La recente attualità è un buon punto di partenza per ragionare. Ma può contribuire ad avviare la discussione anche il libro di Michele Mezza, Net-war. Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra (Donzelli 2022). Prendendo le mosse da quanto accaduto nel 2022 in Ucraina l’autore riflette su come il giornalismo stia diventando logistica militare e il combattimento digitale trasformi la figura stessa del giornalista.
L’incontro è organizzato dall’Istituto Polacco di Roma in collaborazione con la piattaforma “Poli-logo. Dialoghi plurali a Est” e con l’Ambasciata Ucraina a Roma.
Net-war. Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra
(Donzelli 2022) – Dalla nota dell’editore:
“Un soldato ucraino, da solo, in una trincea piena di commilitoni morti, circondato da miliziani filorussi, in una località imprecisata del Donbass. L’immagine, ripresa da un drone, diventa il simbolo della trasformazione in corso dei linguaggi dell’informazione: se questo soldato ha avuto una chance di sopravvivenza, probabilmente la deve a queste foto che hanno fatto il giro del mondo. Il conflitto che sta infiammando l’Ucraina, scrive Michele Mezza in questo libro denso e attualissimo, è il primo caso di guerra ibrida, in cui il combattimento sul terreno si svolge nel contesto di una strategia di comunicazione che travalica la semplice propaganda, diventando una forma immateriale di organizzazione diretta del conflitto armato, vera e propria logistica militare. In questa trasformazione gruppi privati, come quello di Elon Musk, Microsoft e Google, diventano potenze geopolitiche, offuscando ruolo e trasparenza degli Stati”.
“Per la prima volta, le armi con cui viene condotta la guerra coincidono con le infrastrutture digitali dell’informazione: siti web, smartphone, droni, sistemi di geolocalizzazione, piattaforme social hanno costituito il principale arsenale del confronto fra invasori e invasi, permettendo ai secondi di localizzare e colpire con estrema precisione le forze nemiche, anche grazie al supporto diretto della popolazione che rimaneva connessa, persino sotto i bombardamenti. Le azioni militari vengono strategicamente studiate e messe in atto proprio pensando al loro effetto comunicativo, perché il modo in cui verranno raccontate determinerà la percezione del conflitto e, in ultima analisi, il suo esito. Se non è una novità che la comunicazione della guerra sia un terreno cruciale e delicato, oggi essa è diventata l’oggetto del contendere”.
“La censura applicata ai media russi, dove la stessa parola «guerra» è bandita e va sostituita con l’edulcorata definizione di «operazione militare speciale», è l’esempio più lampante di un giornalismo che ha perso il suo carattere di autonomia. Ma ciò che accade in Russia, in forme diverse e meno radicali, sta avvenendo anche da noi: come nota l’autore, con la guerra in Ucraina il giornalismo diventa tutto embedded, non solo per un’integrazione di ogni mediatore con una delle due parti, quanto perché l’informazione, per i suoi strumenti e le sue tecnicalità, si confonde e si combina con la cyber security, lo scontro sulla sovranità di memorie e contenuti digitali. La manomissione dell’evidenza di immagini e news ci dice che siamo oltre il contrasto rispetto a un supposto mainstream ideologico, siamo nel pieno della guerra ibrida teorizzata proprio dalla Russia. In questo scenario, l’informazione che scorre in rete è il prolungamento del perenne conflitto che i due schieramenti animano, attaccando e inibendo le risorse del nemico. Tutto questo porta a un cambiamento epocale nel giornalismo, dove a mutare radicalmente è il rapporto tra la redazione e le fonti: le notizie sono alluvionali testimonianze civili, che affiorano in abbondanza dalla rete e devono essere validate e contestualizzate più che rintracciate. In questo gorgo il giornalista si misura innanzitutto con la sua autonomia da saperi e competenze tecnologiche che tendono a soverchiarlo, trasformandolo in un funzionario del sistema di calcolo che si afferma mediante «interferenza nelle psicologie altrui». La Net-war è dunque «mediamorfosi» che trasforma guerra e giornalismo in una contesa matematica”.
Ruslan Deynychenko ha conseguito una laurea in storia presso la Università di Sumy e un master in comunicazione aziendale presso la Duquesne University. Ruslan Deynychenko è reporter di Voice of America dal 2002 e produce storie per la radio e per il programma televisivo quotidiano ЧАС-TIME. Primary Instructor presso l’Università Nazionale “Accademia Mohyla di Kyiv” per oltre un decennio. Insegna giornalismo radiofonico e corsi di gestione dei media per studenti di livello master. Supervisiona la produzione quotidiana dei notiziari radiofonici degli studenti. Ha creato e supervisionato il Digital Future of Journalism Program (Dfj.org.ua) un programma post-laurea per giornalisti ucraini incentrato su nuovi media, social network, contenuti generati dagli utenti e multimedia. Nel 2014 Ruslan Deynychenko è stato uno dei co-fondatori del progetto StopFake.org, un sito web ucraino che rivela false informazioni sull’Ucraina nei media pro-Cremlino.
Sabrina Magris, Presidente di École Universitaire Internationale – Istituto di ricerca e formazione studi di pace e sicurezza, Italia. Docente di Intelligence, PsyOps, Comunicazione Strategica, Neuropsicologia applicata all’Intelligence. Direttore e Docente del Corso di formazione internazionale in Comunicazione Strategica e Negoziazione Ostaggi dell’Agenzia Europea per la formazione delle Forze di Polizia e le Autorità di Contrasto. Direttore e Docente del Corso di formazione internazionale in Negoziazione, Mediazione e Capacità di Dialogo del College Europeo per la Sicurezza e Difesa per la formazione delle Forze Armate e Corpo Diplomatico. Formatore presso l’Intelligence Militare italiana. Membro del board di alcune delle più autorevoli riviste mondiali in tema di sicurezza ed Intelligence. Visiting professor presso l’Universidad Rey Juan Carlos di Spagna, presso la Cattedra di Intelligence. Coordinating professor presso l’University of North Georgia (Usa).
Michele Mezza è stato giornalista per quarant’anni in Rai, dove ha ideato e sviluppato il progetto RaiNews24. Insegna all’Università Federico II di Napoli e collabora con «Huffington Post». È autore per Donzelli di numerose pubblicazioni, fra cui: Algoritmi di libertà (2018), Il contagio dell’algoritmo (2020) Il contagio dell’algoritmo (2020), Caccia al virus (2021), scritto con Andrea Crisanti, e Net-war. Ucraina: come il giornalismo sta cambiando la guerra (Donzelli 2022).
Nona Mikhelidze responsabile di ricerca presso lo IAI-Istituto Affari Internazionali. Ha conseguito il suo dottorato in Scienza della Politica presso la Scuola normale superiore di Pisa e un master in “Regionalismo: studi sull’Asia centrale e il Caucaso” all’Università Humboldt di Berlino, dove ha ottenuto una borsa di studio come ricercatrice dalla Fondazione Volkswagen. Ha ottenuto diploma universitario e laurea in “relazioni internazionali” dall’Università statale di Tbilisi. Dal 2017 al 2020 ha diretto il Programma Eurasia dello Istituto Affari Internazionali. Dal 2020 scrive per La Stampa su Russia e spazio post-sovietico. I suoi interessi abbracciano la politica europea di vicinato e la risoluzione dei conflitti nel Caucaso meridionale, il Mar Nero e la cooperazione regionale, la Turchia e la regione del Caspio, la politica estera russa post-sovietica.
Paula Rejkiewicz, diplomatica di carriera, laureata in giurisprudenza e specialista di comunicazione strategica. Attualmente fa parte dell’unità StratCom del Ministero degli Affari Esteri polacco, una cellula dedicata all’individuazione precoce e al contrasto delle minacce di disinformazione. Il suo ruolo principale è monitorare e analizzare le tendenze della disinformazione, condurre una comunicazione proattiva, rafforzare la cooperazione internazionale e incoraggiare la costruzione di una resistenza alla disinformazione. Prima di entrare al Mae, ha lavorato come project manager con particolare attenzione alla connettività e alle questioni legate al cyber.
Paolo Morawski, nato a Varsavia, vive a Roma. Dirige il blog «poli-logo. Dialoghi plurali a Est». È presidente della Fondazione romana Janina Zofia Umiastowska. Saggista, esperto di storia e cultura europea e polacca. Per oltre trent’anni ha prima collaborato e poi lavorato in Rai, tra l’altro come esperto di relazioni internazionali. Come vice-direttore dell’Ufficio Studi della Rai ha in ultimo co-curato la ricerca Ecosistema Audio-Suono. Dalla Radio all’Audio di Servizio Pubblico (Rai Libri 2022).