1.12.2022 Eventi, Teatro

Quartieri di vita

Prova aperta Teenspark – con i ragazzi di Castel Volturno

Regia: Christian Costa e Antonio Nardelli


Giovedì 1 dicembre 2022 – ore 16.00

Scuola Secondaria Di Primo Grado Plesso “Gravante”
Grazzanise (Ce)


Fondazione Campania dei Festival con il sostegno della Regione Campania | cluster EUNIC di Roma e di Napoli


Prova aperta con i ragazzi da Castel Volturno, diretta dall’artista italo-polacco Christian Costa e Antonio Nardelli è il risultato di un workshop artistico nell’ambito del Festival Quartieri di vita, ideato e organizzato dalla Fondazione Campania dei Festival e dei cluster EUNIC di Roma e di Napoli, con il sostegno della Regione Campania con la partecipazione dei artisti dalla Repubblica Ceca, Romania, Slovacchia, Portogallo, Spagna, Germania, Francia, Lituania, Austria, Fiandre e Polonia con l´obiettivo di inclusione sociale dei gruppi socialmente deboli.


Quartieri di vita è il festival di formazione e teatro sociale, realizzato durante il periodo natalizio con l’obiettivo di dare alle realtà coinvolte la possibilità di vivere nuovi percorsi di sperimentazione e ricerca, la manifestazione – riconosciuta tra i progetti speciali del Mibact –  sostiene le compagnie attive in territori a rischio nei costi di progettazione ed allestimento di esiti di laboratorio.

Quartieri di vita, si propone l’obiettivo di promuovere le realtà teatrali operanti a Napoli e nell’intero territorio della Campania, che da anni orientano il proprio lavoro a supporto delle fasce sociali deboli.  Laboratori di teatro, danza, musica e arte esplorano le frontiere individuali, culturali e razziali nel segno della condivisione, dell’integrazione e dell’inclusione sociale. Gli esiti dei differenti laboratori formativi e produttivi –  tra spettacoli pronti per la scena, progetti visivi, concerti e mostre –  hanno nel periodo natalizio un momento conclusivo aperto al pubblico.

Adolescenti a rischio, pazienti psichiatrici, detenuti ristretti nelle carceri minorili, ragazzi non vedenti, rifugiati politici: sono solo alcuni degli organismi pulsanti con cui Quartieri di vita ha costruito un dialogo attraverso il rituale liberatorio della cultura di scena.

Il teatro inteso anche come possibilità di formazione non solo attoriale: il festival ha tracciato negli ultimi anni un cammino che ha portato i partecipanti ai laboratori ad acquisire professionalità utili per l’inserimento lavorativo a pieno titolo nel settore teatrale, in qualità di scenografi, costumisti o tecnici.

Progetto di Christian Costa è un frutto dell’incontro dell’artista con l’associazione culturale teatrale Teenspark e i ragazzi di Castel Volturno. L’artista scrive:

Usare i linguaggi performativi per far emergere il genius loci, le urgenze delle comunità, le mitologie legate al proprio sangue. Tra le Terre dei fuochi e pinete (in)contaminate, tra bellezza e violenza, tra il nulla degli abusi edilizi e le distese di sale dei Regi Lagni, tra allevamenti di bufale e carcasse di animali, tra immigrazione e lavoro precario…

Cosa diranno i giovani di questo territorio? Come esprimeranno la loro gioia, il loro dolore, i propri desideri, le proprie paure? A che voci daranno corpo? Quali sussurri si alzeranno dalla terra? Quali grida scenderanno dal cielo?

Oggi, dopo due soli incontri questo progetto mi appare già necessario. È bastato conoscere i ragazzi coordinati da Antonio Nardelli attraverso la sua associazione Teenspark e fare un primo giro insieme per Castel Volturno.

Dieci ragazzi (Mario Cepparulo, Nathasha Chaudhary, Giuseppe De Lucia, Antonio Di Tella, Sara Labaran, Paolo Natale, Victor Obsyagbonna, Rebecca Osasere Okungbowa, Giacomo Riccardo, Davide Vivo) da quattro continenti, ansiosi di confrontarsi con qualcosa di nuovo, pieni di un desiderio non bene messo a fuoco ma urgente. Il teatro, la musica, il cinema, la natura, le arti…tanti interessi sussurrati a mezza voce, ma con il sorriso sul volto e negl’occhi.

Se l’incontro con il gruppo è stato felice, ugualmente rilevante è stato il primo confronto con il territorio. Per esplorare quel meraviglioso ed abbandonatissimo pezzo di Camargue nostrana che è la Pineta di Castel Volturno, dove bosco, dune e mare si incontrano, tra abusi edilizi, cataste di frigoriferi e abbandono vario, abbiamo noi tutti scoperto, con estremo stupore e tristezza, che la Pineta non c’è più, e quel poco che ne rimane ricorda il paesaggio dopo una battaglia. I pini si sono seccati, attaccati dalla cocciniglia tartaruga dei pini, la Toumeyella Parvicornis (specie originaria del Nord America). Al momento si stanno abbattendo le piante secche e, al posto della splendida cupola naturale di un tempo, c’è ora una desolazione spettrale fatta di alberi marcescenti e monconi spezzati.

Questo luogo si è imposto immediatamente come uno dei nuclei centrali del nostro discorso.

Ho sempre ritenuto irrispettoso e arrogante imporre ad un territorio o ad una comunità la visione astratta di un artista che nulla conosce di quel contesto. Per questo motivo la nostra restituzione teatrale, embrione di uno spettacolo a cui continueremo a lavorare nel tempo con Antonio ed i ragazzi, sta nascendo dal confronto tra di noi, che io cerco di dirigere e rendere proficuo.

Sicuramente eviteremo uno spettacolo tradizionale, unidirezionale, in cui il pubblico seduto contempla comodamente dei ragazzi recitare. Cercheremo invece di parlare del territorio usando video, soundscapes, installazioni ambientali, da cui emergeranno dialetticamente dei momenti performativi in cui ragazzi potranno misurarsi con la recitazione e l’interpretazione del testo.

Una scelta estetica impegnativa, rischiosa, ma che apre ampie prospettive di ricerca e di rappresentazione. Seguiteci!

Christian Costa
15 novembre 2022


Christian Costa, nato a Varsavia (Polonia). Vivo e lavoro a Napoli e a Varsavia. Lavoro focalizzandomi su territori, comunità e gruppi sociali concependo ed organizzando progetti di arte pubblica di taglio relazionale e di lunga durata che mi permettano di ritornare nel tempo nei luoghi alla ricerca del loro genius loci e di entrare davvero in contatto con le persone che incontro. Il sistema dell’arte gestisce tali processi/confronti secondo una concezione economica di tempo ed utilità. Io vivo per negare e superare tale approccio mercantile ai concetti di durata, luogo e identità.

Mi sono formato in campo storico-artistico attraverso la permanenza in diverse città europee (Vienna, Milano, Roma, Londra). Ho collaborato con L’Orientale di Napoli e l’Università di Slesia di Katowice come traduttore ed interprete, in particolar modo di saggi, testi letterari e poetici. Ho scritto di musica ed arti visive su Rumore, NextExit, SuccoAcido. Miei racconti sono stati illustrati da L. Dalisi, M. Galateo, P. Mezzacapo, con i quali fondo nel 2002 container, gruppo artistico e laboratorio di grafica e design.

Nel 2005-11 insieme all’artista Fabrizio Ajello e alle curatrici Barbara D’Ambrosio e Costanza Meli lavoro al progetto di arte pubblica Progetto Isole, incentrato sul coinvolgimento della popolazione di Isola delle Femmine (Palermo) attraverso i linguaggi estetici contemporanei.

Nel 2008 concepisco e fondo insieme all’artista Fabrizio Ajello il progetto di arte pubblica Spazi Docili, incentrato sulla città di Firenze. In 15 anni abbiamo prodotto indagini sul territorio (focalizzate principalmente su ex Meccanotessile, monastero di Sant’Orsola, area dell’Osmannoro), interventi di arte pubblica, workshop, mostre, residenze artistiche (organizzate come piattaforma curatoriale), lecture e talk.

Nel 2014-16 lavoro a Biennale Urbana, progetto fondato da STALKER, Spazi Docili e Officina Marinoni, e basato a Venezia. Si tratta di una piattaforma culturale ideata a partire dall’osservazione della laguna di Venezia e del suo sistema di isole ‘specializzate’ per vagliarne l’applicabilità ad altri contesti urbani ed ambientali. Biennale Urbana prende spunto da Documenta Urbana, progetto concepito da Lucius Burckhardt nel 1980 a Kassel.

Nel 2015 ho il privilegio di lavorare in un campo di profughi siriani a Bar Elias, nella Valle della Beqaa, Libano, attraverso il progetto e-scape. Transitional settlement organizzato dall’American University of Beirut, a cura di Maria Gabriella Trovato.

Nel 2016 documento in Ucraina le conseguenze della rivoluzione di piazza Maidan e della guerra in Donbass.

Nel 2017 esploro la rotta balcanica attraverso la quale molti immigrati cercano di entrare nella Comunità Europea: Grecia, Serbia, Croazia, focalizzandomi in particolare sul ‘campo’ profughi della vecchia stazione ferroviaria di Belgrado.

Tra i linguaggi contemporanei privilegio installazione, video e performance prestando di solito grande attenzione all’elemento sonoro (sound art, installazioni sonore). Il mio strumento preferito per indagare il reale è la fotografia, digitale ed analogica (Hasselblad), attraverso la quale acquisire materiali grezzi da usare nei miei video o da adoperare in rielaborazioni grafiche, collage in tecnica mista o installazioni. L’idea di ‘luogo’ è il mio medium. L’identità legata ai luoghi, la maniera in cui essa viene percepita da coloro che vi vivono e da coloro che vi giungono da fuori. I rapporti reciproci che si instaurano tra identità/memoria ed uno spazio fisico. Le conseguenze che i processi socio-economici hanno nella percezione culturale dello spazio.


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